E ORA UN NUOVO STATO GIURIDICO! 

La progressiva attuazione della riforma della scuola che sta per essere avviata in seguito all’approvazione della legge delega, dovrà consentire, ci auguriamo, di affrontare il problema dello status degli insegnanti, che, data la sempre più grande responsabilità educativa e organizzativa che viene loro affidata, dovrà essere svincolato dal sistema generico del pubblico impiego nel quale è ora confinato, per attestarsi sul livello di una professionalità riconosciuta a pieno titolo (compreso l’aspetto economico).

Per affrontare nel modo più adeguato il problema, occorre inserirlo nel quadro delle inadempienze normative che hanno permesso ai governi che si sono succeduti negli ultimi anni di mutare la destinazione sociale della scuola, senza predisporre lo sviluppo di una carriera flessibile, e quindi più libera, del docente. Si offre qui di seguito un rapido excursus delle norme non realizzate.

·         Il DPR 10 aprile 1987, n. 209 all’art. 40 (Commissione mista per gli inquadramenti) prevedeva che: «Entro due mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sarà istituita una commissione mista che dovrà definire, entro il 30 giugno 1988, nuove modalità e criteri di inquadramento, di progressione professionale e di mobilità nell’ambito dell’unicità della funzione docente».

·         Il DPR 23 agosto 1988, n. 399, riprendendo le norme dell’accordo del personale del comparto scuola per il triennio 1988-90, all’art. 28 (Attribuzione di classi stipendiali per particolari meriti) stabiliva che al personale dell’area della funzione docente potessero essere accordate «per particolari meriti, anche tenendo conto degli specifici titoli di studio, mediante procedura concorsuale, anticipazioni stipendiali».

·         Il Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto scuola per il triennio 1995-98, dopo avere accennato (art.27) ad una  progressione professionale conseguente alla valutazione per parametri (titoli, crediti, accertamento della qualità dell’attività professionale), stabiliva (art.38, punto 7) che «la configurazione professionale del docente, ferma restando l’unicità della funzione, può essere articolata attraverso la definizione, al suo interno, di figure di sistema, ovvero di particolari profili di specializzazione, relativi agli aspetti scientifici, didattici, pedagogici, organizzativi, gestionali e di ricerca». Tuttavia poi, al punto 8 affidava «l'individuazione delle suddette articolazioni della professionalità docente» alla fase negoziale, e sappiamo com’è finita. 

·       La legge 15 marzo 1997, n. 59 «Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa» che ha posto le basi dell’autonomia scolastica (poi precisatasi con il DPR 275/99), all’art. 21 (comma 16) conferiva ai capi d’istituto la qualifica dirigenziale connettendola con «l'individuazione di nuove figure professionali del personale docente». 

·       Il Contratto del comparto scuola per il triennio 1998-2001 faceva compiere al dibattito un passo indietro introducendo, come si ricorderà, il riconoscimento economico della crescita professionale per i docenti con almeno 10 anni di ruolo (maggiorazione pari a 6.000.000 di vecchie lire all’anno), mediante  il superamento di una procedura concorsuale selettiva per prove e titoli (il cosiddetto "concorsone", bocciato dagli insegnanti).  

·       Infine, la bozza di contratto attualmente in discussione prevede che sia costituita entro un mese dalla sua  firma definitiva una commissione di studio, tra MIUR, ARAN ed OO.SS., che entro il 31-12-2003, elabori le soluzioni per istituire meccanismi di carriera professionale per i docenti già nel quadriennio 2002-2005.

Si vedrà se la strada imboccata sarà quella buona. Tra l'altro occorre ricordare che un ordine del giorno accettato dal governo in sede di approvazione della riforma lo impegna in questo senso. Ad ogni buon conto, sarà determinante la partecipazione al tavolo delle trattative delle associazioni professionali dei docenti, che invece fino ad ora sono state escluse.

Interventi (di Gianni Mereghetti)

I Sindacati della scuola hanno indetto uno sciopero generale: è contro di loro che si dovrebbe fare, visto che stanno impedendo la contrattazione separata, primo passo verso la liberazione della professione docente dalle maglie strette di una condizione impiegatizia.

Non è possibile che, mentre tutto urge ad una nuova definizione della professione docente, imperversi un’iniziativa sindacale, che, impedendo il varo di una nuova professionalità docente, va sia contro l’esigenza dei giovani di avere una scuola finalmente di qualità sia contro quella del paese di una riforma effettiva della scuola.

Per questi motivi occorre togliere la professione docente dalla tutela sovietica del sindacato e identificarne per legge le caratteristiche.

E’ la definizione di un nuovo stato giuridico la strada da cui oggi si deve passare per valorizzare e promuovere la professione docente, una strada che non ha nulla a che fare con la contrattazione sindacale, il cui compito non può più essere quello di definire chi sia il docente, come impropriamente è stato fatto in questi anni, complici i diversi governi!

Lo stato giuridico è certamente la questione seria non solo della professione docente, ma della riforma della scuola: infatti per realizzare una scuola nuova e moderna è imprescindibile che a suo fondamento vi siano fattori chiari di libertà, e tra questi la libertà di insegnamento secondo una nuova definizione che risponda all’urgenza dell’oggi.

Attualmente la professione docente è ancorata allo stato giuridico del 1974, che ha nella libertà di insegnamento  il suo punto di forza, ma è una libertà vigilata e comunque funzionale alla partecipazione.

In questi trent’anni, se la tendenza sindacale è stata quella di aumentare il controllo dell’insegnante, dall’altra parte è sempre più forte nell’esperienza quotidiana un esercizio della professione docente in termini di libertà e di responsabilità.

E’ per valorizzare una nuova professionalità già in atto che occorre un nuovo stato giuridico, in cui la libertà di insegnamento non sia il terminale di una posizione difensiva o di giustificazione di ogni arbitrio, ma implichi:

·       sia la possibilità per l’insegnante di esercitare liberamente, nell'ambito degli obiettivi generali del sistema scolastico e del pluralismo culturale che il Piano dell’Offerta Formativa deve promuovere in ogni istituzione scolastica, una scelta contenutistico-metodologica per contribuire alla crescita culturale, educativa degli studenti;

·       sia la valorizzazione della libertà delle famiglie e degli studenti, in quanto, se di fronte alle domande di istruzione e di educazione delle famiglie e degli studenti un insegnante si assume la responsabilità di una proposta didattico-educativa, tale responsabilità è reale solo implicando da una parte la libertà di scelta delle famiglie e degli studenti rispetto alla proposta fatta, dall’altra la valutazione della sua efficacia, uscendo dall’attuale autoreferenzialità.

Interventi (di Gianni Mereghetti)

Una professionalità docente oggi si può esercitare solo secondo termini di libertà e responsabilità, che devono essere riconosciuti ad ogni insegnante, ma contemporaneamente ad ogni scuola autonoma e paritaria, ad ogni famiglia e ad ogni studente.

Una nuova professionalità docente sarà possibile solo se parallelamente il sistema scolastico complessivo diventerà effettivamente un sistema libero, il che non è utopia, basterebbe infatti che il Ministro Moratti applicasse in ogni suo aspetto, da quello didattico a quello economico, le due leggi con le quali il ministro Berlinguer ha modernizzato la scuola italiana, quella dell’autonomia e quella della parità scolastica. Del resto è evidente che senza vera autonomia e vera parità non ci può essere una nuova e piena professionalità docente!      
Nell’ottica di un nuovo stato giuridico degli insegnanti, se la questione prioritaria è la ridefinizione della libertà di insegnamento, gli altri fattori che devono essere affrontati sono:

-      la formazione iniziale dei docenti , la quale, se spetta all'Università dal punto di vista delle conoscenze disciplinari, spetta alle Scuole e alle Associazioni Professionali per quanto riguarda le specifiche attività di tirocinio e l’abilitazione all’insegnamento

-      i meccanismi per il reclutamento, che devono trovare sempre più nelle scuole i loro terminali. E’ in questa direzione che oggi si potrebbe  introdurre,  in modo sperimentale per gli insegnanti che vogliano percorrere questa strada di libera professione, una quota percentuale di assunzione per chiamata nominale, come avviene ad esempio nel Baden Wurttemmberg. Questi  insegnanti assunti per chiamata e disposti a rinunciare al ruolo, sarebbero da considerare a livello giuridico ed economico come liberi professionisti.

-      l’introduzione di funzioni diversificate della professionalità docente sia di tipo didattico che organizzativo da acquisire attraverso titoli di merito, e l’introduzione di meccanismi di carriera. Di particolare importanza per la vita della scuola dovrebbe essere la funzione di ricerca e di coordinamento disciplinare. 

-     la valorizzazione dell'associazionismo professionale. Un nuovo stato giuridico dovrebbe riconoscere le Associazioni Professionali come unica rappresentanza accreditata presso il Ministero della Pubblica istruzione, le Direzioni regionali, le singole scuole autonome per quanto riguarda le problematiche didattiche e culturali della professione docente. Le Associazioni Professionali dovrebbero poi dotarsi autonomamente di un organismo di rappresentanza.  

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