Perché adesso serve un Preside elettivo? dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 16.3.2015 La visione aziendale che da anni si vuole imporre alla scuola statale italiana e che ha nel testo del ddl sulla "buona scuola" un tassello fondamentale rappresenta un goffo e pericoloso tentativo di riorganizzazione dei poteri nel settore dell'istruzione in senso gerarchico di stampo ottocentesco. E' falso infatti affermare che con l'aumento dei poteri verticistici del dirigente scolastico-manager-datore di lavoro-imprenditore aumentano gli spazi dell'autonomia scolastica. Si riorganizza invece una catena di comando di natura centralistica con a capo la sfera del potere politico del governo e del ministero competente che controlla di fatto attraverso i suoi organi territoriali (Uffici Regionali e Uffici Territoriali) la dirigenza scolastica che, per mantenere lo status di comando, deve ottemperare agli indirizzi, agli standard, alle performace decise dal potere centrale. Paradossalmente si sta operando un salto indietro anche rispetto ai modelli di gestione aziendale che prevale nelle imprese contemporanee e che vede nella valorizzazione del capitale umano e nel coinvolgimento dei lavoratori uno degli strumenti fondamentali per lo sviluppo e per garantire competitività. I modelli organizzativi legati alla prima e seconda rivoluzione industriale possono essere operativi nel sistema capitalistico attuale solo nei settori di produzione di beni e servizi seriali con modalità evolutive del sistema fordista (si veda l'organizzazione del lavoro in Cina). Quanto di più distante si prevede invece per i segmenti più avanzati della produzione di servizi innovativi e nell'ambito della ricerca in cui dovrebbe collocarsi il settore della formazione e dell'istruzione. Appare in tale contesto inaccettabile l'ampliamento di poteri di gestione verticistici nella scuola laddove il sistema di formazione, di reclutamento e di verifica della dirigenza scolastica continua ad essere oggettivamente di bassissimo livello e gerarchicamente dipendente dalla sfera politico-burocratico-amministrativa centrale. Si vedano gli esiti scandalosi dell'ultimo concorso per dirigenti che ha portato alle solite sanatorie ope legis. Un dirigente scolastico dovrebbe essere portatore di competenze alte e complesse, espressione di una autorevolezza riconosciuta e riconoscibile. Autorevolezza significa non certo essere promossi in un concorso di dubbia validità ma essere identificato nella comunità di lavoro come leader capace e competente che riesce a coordinare efficacemente i settori della macchina organizzativa e co-operare in positivo con il capitale umano che in essa opera. La buona scuola di Renzi sembra attribuire ai dirigenti astratto autoritarismo senza alcuna autorevolezza. Al contrario, la buona scuola di Renzi, seguendo passivamente le indicazioni della lobbie dei dirigenti organizzati dall'Associazione Nazionale Presidi, comprime in una unica figura competenze relative all'organizzazione didattica e gestionale aumentandone in misura esponenziale i poteri discrezionali all'interno della singola scuola. Di fronte a questa deriva autoritaria la nostra proposta è di ribadire la necessità di introdurre una figura elettiva dirigenziale a tutto campo scelta dal Collegio dei Docenti e dalle componenti rappresentative della comunità scolastica. In analogia con quanto si vorrebbe introdurre per l'organico funzionale la nostra ipotesi potrebbe essere così sintetizzata:
Venezia, 16 marzo 2015
Gilda degli insegnanti, |