Nell'agenda Gilda

Le nostre proposte di difesa della specificità della funzione docente,
basate sulla libertà di insegnamento.

di Rino Di Meglio  dalla Gilda degli Insegnanti, 23.4.2012

Si è conclusa l' ennesima tornata elettorale nella scuola che ha visto i nostri dirigenti e i nostri candidati sommamente impegnati nell'impostare una campagna elettorale chiara, aperta e responsabile. Ad essi va il nostro ringraziamento.

I risultati delle elezioni RSU hanno dimostrato, ancora una volta, tutti i limiti di questo sistema di parademocrazia sindacale. Infatti, poiché le scelte degli elettori non riguardano le linee politiche ma le persone che si presentano nelle singole scuole, vincono le organizzazioni con un potente apparato organizzativo.

Per questo, non è un caso che tutti i confederali - dotati di grande potere organizzativo- proseguano nel loro rafforzamento, sia chi (come CISL e UIL) è stato vicino al Governo di centro destra sia chi, come la CGIL, ha cavalcato l'antagonismo.

Il conto della crescita confederale lo hanno pagato lo SNALS, che muore lentamente di vecchiaia, ed i Cobas, sempre più lontani dalla rappresentatività.

In questo contesto la Federazione GILDA-UNAMS ha mantenuto le proprie posizioni, consolidando il risultato elettorale del 2006, nonostante da allora il numero delle sigle aderenti alla Confederazione sia diminuito. Infatti, l'obbligo di costituire un sindacato unitario ha causato la defezione di ben 7 organizzazioni sindacali che avevano partecipato alle elezioni del 2006 sotto l'egida della GILDA-UNAMS.

Prima del voto abbiamo denunciato, ancora una volta con forza, la scarsa attinenza di questo sistema con le normali regole democratiche. L'opinione pubblica non ha reagito. Probabilmente bisognerà attendere che il momento storico si evolva, la scarsità di reale democrazia affligge infatti oggi tutta la società italiana, il Paese sembra più governato da oligarchie burocratico-economiche che dalle scelte elettorali dei cittadini.

Viviamo in un momento di grande sbandamento culturale, la crisi economica che ha colpito parte dell'Europa ed il nostro Paese sembra aver contribuito ad un addormentamento delle coscienze; lo dimostra l'assenza sia di qualsiasi dibattito appassionato sul futuro, sulle scelte da compiere,sia di un confronto tra diverse e, magari contrapposte, idealità e, per venire a noi, una sostanziale indifferenza sul futuro dell'istruzione, quasi che non riguardasse i nostri figli e le future generazioni.

In questo quadro emergono proposte di pseudo-riforma, vagamente ispirate ad un neo liberismo di stampo anglosassone. Ci riferiamo solo all'ultima, quella approvata dalla Commissione Cultura della Camera, relativa alla cosiddetta "governance" delle scuole, cioè la riforma degli organi collegiali.

Una proposta tesa soltanto al rafforzamento dei poteri del dirigente e delle famiglie che disegna una scuola talmente autonoma da essere sostanzialmente privatizzata, una scuola nella quale la figura del docente, sia singolo che inquadrato nella collegialità, diviene sempre più evanescente e sempre più quella dell'impiegato dell'istruzione, anziché del professionista.

Ci auguriamo che il Senato della Repubblica rifletta seriamente ed affossi questa proposta di legge, in attesa che si apra un serio dibattito e la classe politica decida dove vuole portare la Scuola Statale.

Per quanto ci riguarda, nei prossimi mesi la funzione della Gilda degli Insegnanti sarà fondamentale. Senza falsa modestia, sappiamo di essere l'unica organizzazione in grado di poter far riflettere l'opinione pubblica sulla necessità di salvare i valori fondamentali della nostra Scuola, di far capire che una scuola seria, rigorosa, che attribuisca ai titoli rilasciati un'attendibilità valida su tutto il territorio italiano, spendibile anche in Europa, è un obiettivo fondamentale per tutta la comunità nazionale. Su questi temi, purtroppo, altri sindacati restano vaghi e indeterminati.

La Gilda ha da sempre sostenuto, anche con proposte di legge, che le fondamenta di una buona scuola possono essere solo i buoni docenti, la cui funzione va posta al centro e non marginalizzata.

Siamo ancora convinti che le nostre proposte di difesa della specificità della funzione docente, basate sulla libertà di insegnamento, non vanno abbandonate, ma affinate e rilanciate con forza, abbiamo già avuto qualche successo culturale nella denuncia della scuola progettificio, ora a noi tocca la missione di salvare una scuola pubblica statale ed i suoi valori fondanti.

Tutto questo è scritto nella nostra agenda futura che i congressi imminenti consolideranno e rafforzeranno.

 

Rino Di Meglio

(da Professione docente, maggio 2012)