Scuola: no al volontariato obbligatorio

Ad una politica sprezzante verso l'istruzione la Gilda
invita i docenti a rispondere non contro l'insegnamento ma contro il residuale.

 dal sito nazionale della Gilda degli Insegnanti,  lunedì 23 agosto 2010

Negli ultimi anni, la situazione della scuola ha conosciuto un' accelerazione verso il peggio, le cui attuali dimensioni nessuno poteva immaginare.

I tagli all'istruzione (di scuole, di classi, di posti di lavoro, di finanziamenti per il normale svolgimento delle attività) pur iniziati anche con governi precedenti hanno raggiunto oggi un punto che non esitiamo a definire scandaloso.

Mentre altri Paesi stanno comprendendo l'importanza dell' istruzione per lo sviluppo e stanno investendo in cultura, in Italia si pensa solo a tagliare. E non certo il superfluo che ormai non esiste più, ma l'essenziale che rappresenta quel diritto allo studio, costituzionalmente difeso. L' impressione- ma è ormai quasi una certezza- è che si voglia deprimere il valore di una scuola pubblica statale per lanciare quella privata, a pagamento, solo per chi può permetterselo.

Sono scenari foschi, purtroppo confermati da una serie di decisioni pensate addirittura come punitive per gli insegnanti- come quella inserita nella manovra finanziaria di inizio estate del ministro Tremonti poi parzialmente modificata, grazie anche alla manifestazione del 15 giugno, al Teatro Quirino a Roma (Perché la scuola deve pagare di più?), indetta da Gilda Unams, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal.

In questi anni, la Gilda-FGU ha sempre segnalato ai colleghi la direzione e il senso delle decisioni politiche che via via intervenivano sulla scuola. Consapevole del pericolo che la scuola pubblica stava correndo, ha cercato l' unità con gli altri sindacati e lo sciopero del 30 ottobre del 2008, da essa fortemente voluto, dove un milione di cittadini è sceso in piazza a Roma, ne è stata una prova significativa, per chi avesse avuto la volontà e la considerazione di tenerne conto.

Invece, così non è stato perché ci troviamo di fronte ad una impostazione di governo che prende le decisioni rifiutando il confronto e l' ascolto con chi rappresenta i cittadini che lavorano.

Un‘ impostazione non certo in linea con i principi democratici che rappresentano il nostro Paese.

Che fare, allora?

Noi della Gilda pensiamo che il momento sia uno dei più difficili che la scuola italiana abbia attraversato, ma crediamo anche che malgrado tutto qualcosa da fare ci sia ancora.

Intanto, riteniamo che si debba cercare di recuperare il senso e l' autorevolezza della scuola, perché una scuola pubblica statale valida e valente è una condizione necessaria all' interesse generale, rappresentato dalla nostra Costituzione. Se altri cercano- come pensiamo- di umiliare quella scuola, ebbene noi docenti dobbiamo (e possiamo) ostacolare quel progetto. Spetta anche a noi mantenere alto il timone della scuola italiana.

Per cominciare, abbiamo indetto una giornata di mobilitazione nazionale il 28 settembre con assemblee contemporanee in tutte le città d' Italia per presentare e discutere la nostra protesta contro tutte le misure presenti e passate che stanno abbattendo la scuola pubblica.

Ecco quindi il senso politico della nostra proposta:

- recuperare la nostra funzione primaria che è insegnare;

- rifiutare tutte quelle attività extra (gite scolastiche, viaggi di istruzione) che non verranno nemmeno più retribuite, ancorché in maniera indecorosa come avveniva fino ad ora;

- ripulire la nostra attività da quella marea di burocrazia e di riunioni extra che imprigionano le giornate, togliendo tempo ed energia all'insegnare.

Una scuola rinnovata, quindi, dove si insegna e dove si comincia a dire "no" a tutto ciò che non è obbligatorio, che non è inserito nel contratto di lavoro e che viene imposto come "gratuito" e a tutto ciò che limita e deprime l' insegnare in aula.

Ad una politica sprezzante verso l' istruzione la Gilda invita i docenti a rispondere non contro l'insegnamento ma contro il residuale.

 

Rino Di Meglio
Coordinatore nazionale FGU

(da Professione Docente, settembre 2010)