GILDA degli insegnanti del Veneto.

Assemblea regionale di Venezia, 22 febbraio 2006

VOCI IN SALA.

CONSIDERAZIONI A MARGINE DELL’ASSEMBLEA VENEZIANA

 

di Se. G. 23/2/2006

 

Ha avuto luogo ieri a Venezia (Sala San Leonardo – Cannaregio) un’assemblea con i docenti della Regione Veneto per un incontro-confronto con le forze politiche in vista delle elezioni di aprile.

Il Comunicato stampa del Sito di Venezia rende già conto delle presenze e delle tematiche trattate. Non è dunque su questo che ci soffermeremo.

Quanto sulle voci in sala. Le voci cioè di quei docenti che cercano di mandare una messaggio alle forze politiche – quelle che ci vogliono ascoltare ovviamente – perché  Forza Italia e CCD non hanno voluto inserire l’incontro in agenda, mentre AN risultava occupata altrove.

Le voci in sala, dicevamo… Vogliamo soffermarci soltanto un po’ su di esse per tentare di dare concretezza  a quello che l’Unione, nel proprio programma,  pone come intento, intento che ovviamente ci piace:

Non sono possibili riforme senza che i destinatari ne siano anche protagonisti.

Consideriamo che questo enunciato sia diverso da quello che pone e impone la centralità dell’allievo, che si auto-educa e si auto-valuta (vedi portfolio). Riteniamo che esso sia diverso perché l’allievo - quanto spesso lo si dimentica – non è ancora adulto, non è dunque ancora ‘compiuto’ e perciò – ma forse dico una cosa politicamente scorretta – in grado di entrare nel merito di alcune cose...  E questo nonostante lo  si voglia trasformare in adulto-consumatore il più presto possibile. Insomma, consideriamo di essere deputati a dire qualcosa sulla scuola, perché ci lavoriamo da anni (almeno la maggior parte di noi – quelli che andranno presto in pensione), abbiamo un titolo di studio professionale, perché viviamo la concretezza di ogni giorno, soffriamo ogni fallimento – almeno noi (gli allievi non possono soffrire il fallimento: è stato abrogato per legge).

Ebbene queste voci in sala non hanno detto molte cose, ma hanno senz’altro detto delle cose che poco hanno a che vedere con il dibattito strumentalmente scelorotizzato  che le forze politiche stanno conducendo: scelta precoce, doppio canale, diritto-dovere e quant’altro…

Non che questi argomenti non costituiscano un problema, tutt’altro, ma forse, ci dicono i docenti - quelli della sala, naturalmente – ci sono altri problemi. Quelli che stanno sotto, immersi nel derma e non nell’epiderma di questa riforma.

Questi problemi  attengono alla natura dell’autonomia: finora abbiamo avuto l’Autonomia dei dirigenti, c’è qualcuno   che ipotizza un’Autonomia dei docenti? chiede Fabio Barina, il nostro webmaster veneziano.

E l’autonomia? Quella pillola miracolosa dei mali della scuola  di cui stiamo ancora aspettando i benefici effetti (tutti da dimostrare, ci dice l’autorevole Bottani). Non potrà essere sempre e solo – si chiede e chiede Rodolfo Radoni, coordinatore della Gilda di Belluno – l’autonomia dei progetti? Perché vorremmo un’autonomia dell’italiano, della matematica, del disegno… Anche perché è con quel  vecchio corredo che i nostri allievi fanno i concorsi.

E che cosa   dite - chiede qualcun altro -  sul ruolo che  ci volete dare quando parlate, tutti, di valorizzazione della professione docente? Valorizzazione economica?  Un maggior potere deliberante negli organismi di governo (cosa che brutalmente significa non essere minoritari nel Consiglio di Istituto futuro Consiglio di Scuola)? La presidenza di un organismo didattico?

Desidereremmo proprio andare fino in fondo. Lasciamo volentieri alla città di Milano un Ministro dell’Istruzione che – non ce ne voglia – non ha proprio amato la scuola. Forse non l’ha nemmeno vista; ha visto soltanto la distorta e sfuocata immagine di essa che passa nelle tabelle. Da risistemare, ovviamente…

Ma vorremmo che il cambiamento desse nuovamente impulso alla riflessione: sui meccanismi di selezione,  o meglio di non-selezione, sull’ipocrisia del successo e dei debiti formativi, sugli esami, sulle commissioni..

Insomma sulla scuola, non sulla meta-scuola dei burocrati, dei politici, delle tabelle…

Se. G.