Lo ha chiesto la Gilda ai Presidenti delle Regioni. 

Un referendum contro la riforma Moratti

La consultazione può avvenire su iniziativa di 5 Consigli regionali

 

Un referendum per abrogare la riforma Moratti. Lo ha chiesto la Gilda degli Insegnanti con una lettera inviata ai presidenti delle Regioni. L’appello è stato rivolto ai governatori, perché facciano da tramite con i Consigli regionali per promuovere l’indizione della consultazione popolare.

L’articolo 75 della Costituzione (1), infatti, dispone che i referendum possano essere indetti, oltre che con la presentazione di 500mila firme di cittadini, anche con una richiesta di 5 Consigli regionali.

L’invito a promuovere la cancellazione della riforma è stato motivato dalla Gilda con una serie di argomentazioni. Tra queste, la riduzione oraria delle discipline, e la soppressione di insegnamenti fondamentali. La Gilda degli insegnanti contesta, inoltre, la distinzione delle materie in facoltative e opzionali, l’introduzione di gerarchie tra i docenti e l’abbandono della concezione della scuola come istituzione della Repubblica in favore di una scuola «supermercato» deregolata e autoreferenziale. La lettera si conclude con un invito ai presidenti delle Regioni a fermare la riforma che, secondo la Gilda, determinerà, tra l’altro, un progressivo abbassamento qualitativo dei processi di apprendimento e di insegnamento.

L’invito al livello politico regionale a promuovere un referundum ha inoltre l’obiettivo di richiamare alle loro responsabilità sia la classe politica sia la società civile. La scuola non può né deve essere solo un problema  degli insegnanti e dei loro sindacati.

Roma, 20 agosto 2004

 


Ecco il testo della lettera:

Egregio Presidente,

La Gilda degli Insegnanti, interprete delle preoccupazioni della Scuola italiana e dei giustificati timori di molta parte del Paese, Le rivolge un forte appello perché, con i poteri che la Costituzione Italiana attribuisce alle Regioni, sia promosso, insieme ad altri quattro Consigli Regionali, un referendum abrogativo della Legge 53 del 28.03.2003 (Riforma Moratti).

Le ragioni di questo nostro appello nascono dalla preoccupazione di un futuro di incognite e prospettive di dequalificazione nella formazione dei nostri giovani, consegnati, per effetto di questa riforma, ad un destino subordinato nel mercato del lavoro d'Europa.

Contestiamo alla legge un uso disinvolto della delega, il mancato dibattito parlamentare, la mancata ricerca di un largo consenso sociale intorno ad un progetto condiviso.

Forti sono i dubbi di legittimità costituzionale, acuiti, per molti versi, dalla emanazione dei primi decreti attuazione.

Tra gli elementi di negatività presenti nella legge 53/2003 e nei decreti da essa promanati possono essere sinteticamente evidenziati i seguenti:

  • introduzione di un modello organizzativo di scuola ingestibile nella distinzione tra materie obbligatorie e materie opzionali;

  • riduzione delle quantità orarie di discipline fondamentali, a scapito della qualità degli studi;

  • soppressione di insegnamenti fondamentali a scapito della completezza della formazione;

  • introduzione di nuove figure e funzioni con gerarchie tra docenti, competizione negativa e conflitti;

  • introduzione del portfolio delle competenze che porterà alla baraonda certificativa e alla inattendibilità dei titoli di studio;

  • abbandono della concezione della Scuola come Istituzione della Repubblica e passaggio ad una scuola "supermercato" deregolata e autoreferenziale;

Con queste premesse la Scuola Pubblica italiana, sempre più deprivata di risorse umane ed economiche, condannata ad inventarsi la sopravvivenza, si riempirà di of-ferte "attraenti" a scapito della serietà e del rigore dei curricoli.

Gli esiti di questo processo determineranno un progressivo, ma continuo abbassamento dei livelli qualitativi sia del lavoro docente, sia degli apprendimenti degli alunni, sia della parte-cipazione delle famiglie.

Signor Presidente,

ci sono molte buone ragioni per fermare questa legge: la più importante fra tutte sta nel destino dei nostri figli che noi consegniamo alla Scuola e la Scuola deve consegnare al futuro, ad un futuro di certezze, umane e professionali.

Questa riforma non costruisce alcun futuro!

Lei ha il potere di fermarla, accolga il nostro appello. 

 

Il Coordinatore nazionale

Prof. Alessandro Ameli

 

Nota

(1) Ecco il testo dell’articolo 75 della Costituzione: “È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

La legge determina le modalità di attuazione del referendum”.