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Siamo tutti guerriglieri

Forma di ostilità condotta da piccole formazioni di uomini e caratterizzata da assalti a sorpresa o imboscate. Si chiama “guerriglia” (stando al Sabatini-Coletti, dal XVI secolo). Chi pratica la guerriglia è un “guerrigliero” (dal 1839). Ma dal 18 marzo 2009 il termine s'attesta nell'uso quale sinonimo di “studente” (in particolare dell'università La Sapienza, Roma). Per guadagnarsi la qualifica di “guerrigliero”, chi pratichi l'assalto proditorio o l'imboscata contro le Forze dell'Ordine (non indifese, ma ignare, impreparate), bersagliandole con svariate paia di scarpe contundenti, dev'essere membro della temibile Associazione denominata “Onda”. Il Ministro della Funzione Pubblica (fonte presso cui risulta attestato l'uso del termine), pare nettamente propenso a impiegarlo riferendosi esclusivamente ai membri di tale setta.

A riprova, la carica più alta del Ministero non l'ha usato a proposito dei tafferugli scoppiati davanti alla facoltà di giurisprudenza dell'università Federico II, lo stesso giorno delle imboscate romane alle Forze dell’Ordine. A Napoli, alcuni membri dell’Onda sono stati aggrediti da attivisti del cosiddetto “Blocco studentesco” che – opportunamente muniti di caschi, mazze, cinghie e lame di piccolo taglio – hanno protetto i luoghi consacrati allo studio. Mentre sui fatti romani la carica più alta del Ministero ha esternato, su questi non ha pensato di farlo. Un’occasione perduta, si dirà. Ma una ragione c’è. Col termine antico (“guerriglieri”) riferito a un fenomeno nuovo (l’Onda), il Ministro contava di stupire qualcuno. Sapeva bene al contrario che un termine vecchio (“fascisti”), per violenze che si ripetono stancamente uguali da quasi un secolo (“squadrismo”), non avrebbe sorpreso nessuno. E la più alta carica del Ministero tutto vuole, fuorché annoiarci.

 

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