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Tesoretti

La Giustizia è un palazzo, che Brunetto esplora trovandovi dentro venti virtù. Tra queste, ama di più cortesia, lealtà, prodezza, larghezza: “E se cosa adivenga/che spender ti convenga,/guarda che sia intento,/sì che non paie lento:/ché dare tostamente/è donar doppiamente,/e dar come sforzato/perde lo dono e 'l grato”. Chi spende per onore, con prontezza, è come se donasse doppiamente. Chi lo faccia con lentezza, perde dono e gratitudine. Così Latini, nel cap. XV del suo poemetto Il Tesoretto.

Non siamo certi che Brunetto avrebbe giudicate “dono doppio”, quelle due parti di tre dell’altro “tesoretto”, a lui – ma anche a noi contemporanei, peraltro – sconosciuto, che non danno l’impressione esatta d’essere elargite “tostamente”, secondo la sua stessa raccomandazione. Né siamo certi che avrebbe trascurato di suggerire larghezza nella giustizia distributiva, per famiglie non canonicamente formate - essendo il maestro intellettuale di Dante sodomita (in termini odierni gay, secondo una vulgata oggi diffusa acronimo di “God against you”, piuttosto che di “Good as you”).

Siamo certi invece che Brunetto non avrebbe visto né prontezza, né tantomeno larghezza, nel rinnovo del contratto ai docenti. Il suo Tesoretto era didattico. Fare scuola aveva valore, un tempo.

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