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Occupazioni
prestigiose
Al classico “Marco Polo” di Venezia, già durante la seconda prova, la
commissione s’accorge dei biglietti con la versione di greco sulle
finestre dei bagni femminili, accessibili dalla fondamenta su cui
affacciano. Solo nel pomeriggio ispeziona anche quelli maschili, dove
trova altri pizzini sempre sui davanzali. Poi trova un compito, uno
solo, identico alle versioni da toilette (con gli stessi svarioni sul
brano di Luciano). La commissione convoca il copista, gli contesta la
copiatura, gli notifica l’esclusione dall’Esame di Stato (con due righe
scritte e poche parole in più). Ma il candidato è riammesso subito dopo.
Il Tar dice che la regola dell’esclusione vale per i concorsi pubblici,
ma non per gli esami scolastici, dove esiste solo l'annullamento della
prova contestata. Alla stesura del nuovo copione (conforme al giusto)
hanno provveduto non uno, ma ben tre avvocati, ingaggiati dalla famiglia
del copista (cfr. La Stampa, 29/6/08).
Giureconsulti contro
sprovveduti (nonché ingiusti) travet della scuola: 1 a 0. Alla luce di
questo risultato in cronaca, mi sento d’auspicare un’edizione riveduta
del saggio di G. Giovannone “Perché non sarò mai un insegnante”, con
prospettiva necessariamente mutata rispetto all’attuale sottotitolo.
Volendone abbozzare uno di provvisorio (e tuttavia, come ci sembra,
plausibile): “Perché sarò, quasi certamente, un avvocato”.
Arlekin
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