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Brocchi


Vito Volterra. Più noto e celebrato all’estero che in Italia. Fu tra quei pochissimi docenti universitari che rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo. Un mostra dedicata alla sua figura (e a quella di Carlo Levi) s’è inaugurata a Roma nel Giorno della memoria. Nella sua rubrica “Terre promesse” (Tuttolibri-la Stampa, 26/1/08), Elena Loewenthal ne ha sottolineato l’importanza: “[…] è un bel segno ricordare la figura di Vito Volterra. Far mente locale a tutto quel che non s'è ancora – colpevolmente – scritto e detto di lui.”

Il grande matematico lamentò la scarsa attenzione prestata alle scienze da Gentile nella sua riforma. Perciò la Loewenthal se la sente di giurare che un sorriso “sarebbe affiorato sotto i baffi di Vito Volterra appena qualche giorno fa. Di fronte alla mesta notizia che i nostri studenti sono i più brocchi in matematica di tutto il vecchio continente”. Da vera fantasista, però, la giornalista non si ferma qui, aggiungendo che i brocchi “detto fra noi vanno di pari passo con i loro impreparati insegnanti.”

Perché tanto pudore, in quel sottovoce? Perché mai limitare alla conventicola, al “fra noi”, ai venticinque lettori la scoperta? Non capiamo ancora come si possano valutare con equità gli insegnanti. Noi che abbiamo dimenticato tutto, le scienze e Volterra. Ma il valore dell’incognita stava già sulla stampa (nazionale, malgrado le apparenze). L’equazione potrebbe chiamarsi “di Volterra-Loewenthal” (non fosse che il primo dei due scienziati è deceduto allo stadio delle ipotesi). Ma forse bastava commemorare il grande matematico, per avere la soluzione del problema in tasca.
 

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